giovedì 25 agosto 2011

Ragazze, non perdete la testa...

Donne fermate dalla Polizia di Aceh
INDONESIA - La “regione speciale” di Aceh, all’estremo Nord dell’isola di Sumatra, non smette mai di fare notizia e di sorprendere l'opinione pubblica indonesiana. Segnata da un tragico passato recente - la guerriglia infinita degli indipendentisti musulmani e il devastante tsunami del 2004 - Aceh vive da qualche anno una precaria pace interna, grazie alla larga autonomia concessa dal Governo di Jakarta all’indomani del maremoto, che ha convinto i ribelli a deporre le armi. Prezzo pagato dal Potere Centrale, l’accettazione della Legge Islamica (Sharia) per regolamentare a livello locale una serie di “violazioni” in possibile contrasto con la prevalente tradizione musulmana del territorio. Grazie alla sostanziale non-interferenza delle più laiche autorità nazionali, il Parlamento locale in questi ultimi anni ha progressivamente accentuato un'ampia serie di restrizioni alla morale pubblica, istituendo una polizia speciale (Wilayatul Hisbah) incaricata di sorvegliare e reprimere comportamenti individuali o collettivi giudicati “licenziosi”, reintroducendo la pratica della fustigazione in pubblico e rafforzando il potere dei consigli di villaggio a forte impronta islamica. In questo clima da perenne guerra santa contro i costumi “modernisti” e anti-islamici”, non passa dunque mese senza che la stampa indonesiana riporti qualche exploit della “Polizia della Morale”, spesso accusata - soprattutto dai giovani e dalle donne - di comportamenti violenti e di abusare dei propri poteri con mano particolarmente pesante. Clamoroso il caso, nel 2010 della campagna per imporre l’uso di gonne lunghe alle donne, con i poliziotti della Sharia dispiegati nelle strade per fermare tutte le passanti sorprese a vestire in pantaloni, obbligandole a cambiarsi con gonne fornite dal Governo locale (20 mila, secondo le stime ufficiali). Ha perciò destato qualche sorpresa la relativa clemenza mostrata nei giorni scorsi dalle autorità verso due giovani donne lesbiche, arrestate per avere contratto matrimonio, falsificando le generalità di una di loro (presentatasi di fronte al prete islamico con nome e sembianze da uomo). Le ragazze, Nuraini di 21 anni (la “moglie”) e Rinto, 25, (vero nome Rohani, nei panni del “marito”) sono state scoperte solo dopo qualche mese, nel villaggio dove si erano stabilite, e portate in prigione. Il caso è sembrato subito alle autorità alquanto difficile da maneggiare perché il Qanun, che regolamenta l’applicazione della Legge Islamica di Aceh, non prescrive ancora chiaramente una punizione per il “reato di lesbismo”. Dopo tre giorni in cella, le giovani sono state rilasciate, non prima però di avere firmato - di fronte ai leader religiosi - l’impegno a lasciarsi e a non vedersi mai più, e quindi affidate ai rispettivi genitori. Spiegando la decisione, il Capo della Polizia del Distretto di Aceh SudOccidentale, Muddasir, ha dichiarato alla stampa di avere personalmente raccomandato agli anziani del villaggio “di non picchiarle, perché le ragazze hanno promesso di pentirsi dei loro peccati. I leader locali si sono presi l’impegno di impedirgli di rivedersi. Le controlleranno e le guideranno. Naturalmente” ha concluso Muddasir, “loro hanno accettato subito altrimenti probabilmente le avremmo dovute decapitare, perché quello che hanno fatto è decisamente vietato dall’Islam”.

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