giovedì 25 agosto 2011

Due cuori e una copertina (rosa)


Copertine della Precious Heart Romances 
FILIPPINE - Leggere romanzi apre la mente e il cuore a mondi meravigliosi, ma può ovviamente servire semplicemente a rilassarsi, a passare il tempo e a farsi compagnia da soli. Nelle Filippine, leggere romanzi - d’amore - aiuta anche a dimenticare la povertà, a trovare la motivazione per continuare a vivere e, perfino, ad imparare, o re-imparare, la propria lingua. Un’istituzione del genere è il colosso editoriale Precious Hearts Romances, con la omonima collana, la versione locale di Harmony o dei romanzetti di Mills and Boon, che pubblica brevi (128 pagine massimo) novelle, dense di intrecci amorosi popolarissime tra i filippini dei ceti medi e poveri, per le trame avvincenti, la facilità di lettura e per il prezzo di vendita volutamente tenuto bassissimo (70 centesimi di euro). Gli autori sono spesso scrittori non professionisti, casalinghe, studenti, impiegati con la necessità di arrotondare lo stipendio, i più prolifici dei quali in media producono un romanzo d’amore in 4 settimane. Ogni titolo ha una tiratura iniziale garantita di 5 mila copie. “Roba da far morire d’invidia gli scrittori seri che, se vendono 1.000 copie, sono contenti...”, per citare le parole di  Maia Jose, con Martha Cecilia, Tara FT Sering e Rose Tan una delle “Liala” più prolifiche e amate dai filippini. Gli autori rosa sono spesso gente qualunque, anonima (solo pochi, i più bravi, diventano famosi) che non spera certo di farsi ricca (il compenso medio per un autore è di 100 euro a titolo) ma con la capacità di raccontare su carta storie di gente come loro, in un linguaggio semplice, parlato dal filippino della strada e delle baraccopoli, senza fronzoli o inutili invenzioni semantiche. Poche parole chiave, sempre le stesse: tanto Amore, molti Baci, pochissimo o niente Sesso, semplicemente ammiccato e in ogni caso sempre e solo tra un uomo e una donna, meglio se fidanzati o già sposati. Vietati, in nome del rispetto della sensibilità cattolica, tradimenti, relazioni extra-coniugali, avventure di una notte e immoralità del genere. Impensabile scrivere di aborto, divorzio e omosessualità o altre innominabili barbarie, peraltro ancora illegali nelle Filippine, dove la Chiesa Cattolica ha lo stesso potere e più influenza dello Stato, soprattutto tra le classi povere. Il pubblico più fedele di questa famosissima collana di romanzi rosa è fatto, appunto, in maggioranza di filippini poveri o poverissimi, lavoratrici domestiche, casalinghe, disoccupati, che leggono per dimenticare le proprie vite sfortunate e per sognare un riscatto che forse mai verrà. Tra loro, anche moltissimi dei nove milioni di filippini emigrati per trovare lavoro all’estero, che si fanno mandare i romanzi da casa e se li passano di mano in mano. Secondo Dennis Gonzalez, presidente del Centro Nazionale per lo Sviluppo del Libro, i romanzi rosa costituiscono uno strumento importante per interessare queste categorie di persone alla lettura (solo il 22% dei filippini legge almeno un libro all’anno) ampliare la conoscenza della lingua nazionale (Tagalog) e combattere l’analfabetismo di ritorno che colpisce molti dopo l’abbandono della scuola. "Meglio leggere questi librini, che passare il tempo incollati alla TV o a scambiarsi sms...". Alcune serie più fortunate della Collana, come “Bud Brothers” di Rose Tan, sono diventati piccoli o grandi casi editoriali, arrivando a vendere oltre 15 mila copie delle prime edizioni, e sono assurte agli onori della televisione (il popolare canale ABS-CBN), che le ha trasformate in seguitissime telenovelas. Un destino e una fama che mai toccheranno ai primi timidi tentativi di letteratura soft-porno filippina, come la semi-clandestina serie Literotika, che negli ultimi dieci anni è riuscita a pubblicare solo quattro romanzi, mai arrivati sugli scaffali delle librerie.

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