venerdì 19 agosto 2011

Nozze collettive per sposi poveri

Un coppia di neo-sposi indonesiani
INDONESIA - Sposarsi, anche in Asia, costa. E non parliamo di sontuosi banchetti con centinaia di invitati, partecipazioni in filigrana d’oro e ricche bomboniere. Ci riferiamo alle tasse da pagare per una semplice registrazione agli uffici dello Stato Civile. Per molti indonesiani poveri, una fetta ancora molto consistente dei 238 milioni di abitanti della nazione-arcipelago, trovare le 500 mila rupie (40 euro) per legalizzare un’unione di fatto, può essere un problema insormontabile. Per questo, anche nel più grande Paese musulmano del mondo, molte coppie degli strati più bassi della società decidono di convivere sanzionando l’evento con una semplice e spiccia cerimonia religiosa, celebrata senza tanti fronzoli da un prete o da un uomo di fede del villaggio o della baraccopoli dove vivono. La nuova unione non viene riportata allo Stato Civile e spesso neppure registrata presso il Ministero degli Affari Religiosi (lo Stato indonesiano, che riconosce solo cinque religioni ufficiali, vieta i matrimoni misti e permette di sposarsi solo a un uomo e a una donna della stessa Fede). Queste coppie di fatto (kumpul kebo, letteralmente "mandrie di bufali") non sono dunque riconosciute e per la Legge non esistono, con tutte le conseguenze del caso per l’eventuale prole, che non ha diritto a un certificato di nascita e ad accedere alla scuola pubblica e all’assistenza dello Stato. Per tentare di contrastare il fenomeno, alcune ONG religiose, musulmane, buddhiste e cristiane, sono impegnate da alcuni anni nella periodica ricerca di donazioni per pagare le spese alle coppie più bisognose, organizzando con i fondi raccolti matrimoni e registrazioni collettive. È quanto è avvenuto il 19 agosto di quest'anno, per la prima volta, anche a Jakarta, la capitale, dove risiedono (legalmente o meno) 9 milioni di persone, molte delle quali abitano negli sterminati quartieri-dormitorio della città. Ben 4.541 coppie, di varia osservanza religiosa, hanno partecipato alla mega-cerimonia, regolarizzando unioni che in molti casi duravano da anni. Gli organizzatori dell’evento, tra i quali l’associazione cristiana Pondok Kasih (Casa dell'Amore), non nascondono di fare leva sugli aspetti pratici della regolarizzazione per indurre sempre più coppie di fatto a sposarsi, e sostengono gli effetti positivi del matrimonio anche nella lotta ad alcune piaghe della società indonesiana, come i frequenti casi di abbandono del coniuge più debole (inevitabilmente la donna) e dei figli, o la violenza domestica, ancora molto diffusa nel Paese. Fenomeni endemici che l’istituzione del matrimonio, con le sue responsabilità e impegni legali, dovrebbe aiutare a contenere.

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