domenica 21 agosto 2011

Barbie & Barbie, made in Taiwan

TAIWAN - Lo hanno voluto chiamare “Il Matrimonio di Barbie e Barbie”, la cerimonia collettiva che ieri a Taipei, capitale di Taiwan, ha visto 80 coppie lesbiche scambiarsi gli anelli di fronte a un migliaio di parenti festosi, amici e passanti curiosi. L’evento, annunciato da giorni, ha ricevuto un’ampia copertura sui mezzi d’informazione locali, ma non ha suscitato particolari reazioni da parte delle autorità dell’isola-Stato, che non riconoscono i matrimoni di persone dello stesso sesso, ma non hanno mai ostacolato il dibattito sul tema. Taiwan è considerato infatti il Paese asiatico più tollerante in assoluto verso la locale comunità LGBT, che può godere di una notevole libertà di espressione e di una relativa sicurezza, testimoniata dal grande successo del Gay Pride 2010, la coloratissima manifestazione dell’orgoglio omosessuale che ha visto oltre 30 mila taiwanesi scendere nelle piazze nell’ormai consueto carnevale di carri e musica, con la partecipazione, anche en travesti, di delegazioni gay e lesbiche da ogni parte dell’Asia. Il “matrimonio” di massa di ieri rientra in una campagna di sensibilizzazione e sprone al Parlamento perché riapra la discussione su un disegno di legge presentato dal Governo nel 2003, che autorizzava la legalizzazione delle coppie dello stesso sesso, arrivando fino a concedere il diritto di adozione alle copie omosessuali. Nonostante le speranze suscitate allora nella comunità LGBT, i tempi non erano evidentemente ancora maturi e il progetto venne accantonato. Ma la recente liberalizzazione dei matrimoni gay a New York e in alcuni Stati degli USA (da sempre faro politico e di tendenze sociali della Cina Nazionalista) ha rilanciato la questione. Secondo l’ultimo sondaggio disponibile sul tema, eseguito però ormai qualche anno fa (2008), la grande maggioranza della popolazione non sembra ancora pronta per questa radicale riforma legislativa: solo il 17,5% dei taiwanesi, infatti, considera l’omosessualità “Per nulla sbagliata”. Percentuale bassa, ma pur sempre all’avanguardia se paragonata a quelle raggiunte in Giappone (5,5%) e nelle Filippine (4,4%).

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