martedì 30 agosto 2011

Il Club delle Mogli Obbedienti

La festa d'inagurazione del primo OWC in Malaysia
ASIA DEL SUDEST - I problemi del mondo moderno? La violenza? Gli stupri, i figli abbandonati, i litigi domestici e i divorzi? Piaghe sociali di sempre, apparentemente accentuate - sostengono i conservatori - dalla globalizzazione dell’informazione senza censure e dalla disintegrazione dei tessuti sociali tradizionali. La responsabilità? In primo luogo dei maschi: violenti, eccitabili, fedifraghi, come sempre. Ma la colpa? Prevalentemente delle donne, in particolare delle mogli, di quelle mogli che non si mostrano adeguatamente acquiescenti e non sanno soddisfare sessualmente i propri mariti, lasciandoli con una carica di aggressività e insoddisfazione che inevitabilmente finiscono per sfogare in famiglia o fuori, turbando l’equilibrio del focolare e della società. La tesi, che ci limitiamo a definire curiosa, non è esattamente nuovissima: demagoghi, religiosi, psicologi e moralisti d’accatto di ogni latitudine occasionalmente la rispolverano, provocando reazioni e ormai soprattutto sberleffi da parte delle donne, in Occidente come anche - sempre di più - nella socialmente conservatrice Asia. Ha destato però sensazione (e anche preoccupazione), l’iniziativa di alcune donne asiatiche, di religione musulmana, che hanno sposato entusiasticamente questa singolare analisi dei mali della società e negli ultimi mesi hanno iniziato a mobilitarsi per provare a rimediare a questa supposta carenza di affetto e sensualità femminile. La loro soluzione? “Essere ancora più devote ai mariti e imparare a dar loro tutto il piacere che richiedono, in camera da letto”. Lo strumento per diffondere questa guerra santa al degrado dei costumi sono i “Club delle Mogli Obbedienti” (Obedient Wives Club / OWC), associazioni di donne musulmane (per il momento) con la missione di offrire a tutte le donne consigli e lezioni gratuite di "sesso familiare". I primi club - dietro i quali si può cogliere la mano di Global Ikhwan, la rete internazionale dei Fratelli Musulmani - sono già sorti, in giugno, in Indonesia, Malaysia e Singapore. Le organizzatrici sono fiduciose di poter esportare la buona novella già entro la fine dell’anno anche in altre zone del continente e perfino “a Londra, Parigi e Roma”. Pochissime le adesioni, finora, e molte le critiche, soprattutto di altre donne, ma anche di politici e istituzioni. Come la ministra malese per le Donne, Robia Kosai, che ha definito l’iniziativa “senza senso” e “non benvenuta” nello Stato del Johor, che rappresenta come parlamentare nazionale. Le “donne obbedienti” però non demordono e chiariscono il messaggio come meglio non si potrebbe: “Vogliamo che i mariti trattino le loro mogli come prostitute di prima classe. Le prostitute possono solo fornire buon sesso, ma non l’amore e l’affetto che solo una moglie può garantire al suo uomo”, ha dichiarato al quotidiano Malay Mail la presidentessa della branca malese di OWC, Fauziah Ariffin. “Se noi impariamo a offrirgli servizi migliori delle normali prostitute, lui non andrà in giro a cercarle”. Un concetto ribadito dalla co-fondatrice di OWC a Singapore, Darla Zaini: “Nell’Islam, se un marito vuole sesso e la moglie non è dell’umore, deve comunque concedersi, se no gli angeli la malediranno e questo porterà male alla famiglia”. Una tesi respinta in toto da Ratna Osman, direttrice esecutiva di “Sisters-in-Islam” (Sorelle nell’Islam), ONG malese per i diritti delle donne: “Gli uomini violenti spesso usano il comportamento delle donne come una volgare giustificazione, ma alla fine sono loro i responsabili unici delle proprie azioni”.

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