lunedì 22 agosto 2011

Il Principe e il suo harem

Una delle statue del principe Jefri (foto: Daily News)
BRUNEI - Che gli uomini ricchi e di potere tendano ad avere vite private (e pubbliche) alquanto disinibite non è esattamente una novità dei tempi moderni, né - con buona pace dei cittadini italiani e del loro Premier - un’esclusiva occidentale. L’Asia offre svariati esempi di sovrani, presidenti, dittatori, generali e politici noti anche e soprattutto per la propria condotta “licenziosa”, a volte violenta e maniacale, e comunque sempre oltre i limiti e le fantasie concessi ai loro malcapitati sudditi ed elettori. Una recente causa di fronte alla Giustizia inglese e una lunga e dettagliata inchiesta del mensile Vanity Fair, hanno portato alla conoscenza del pubblico il caso del nobile principe asiatico Jefri Bolkiah, fratello minore del sultano del Brunei (Brunei Darussalam), piccola e ricchissima monarchia petrolifera incuneata in territorio malese, nel nord del Borneo, e affacciata sul vasto Mar Cinese Meridionale. Quarto Paese al mondo per PNL pro capite, grazie ai proventi dell’estrazione del petrolio, il Brunei è un sultanato costituzionale che applica un’originale commistione di Common Law britannica e Sharia islamica. La famiglia al potere, coperta di petrodollari dalle grandi compagnie multinazionali, è nota per lo stille di vita dispendioso di molti suoi componenti, ma fino a qualche mese fa pochi, dentro e fuori i confini del piccolo Stato asiatico e degli ambienti internazionali più esclusivi, immaginavano il lato più osé della vita privata del fatello “playboy” del Sultano. A leggere la lunga analisi delle prodezze erotiche fatta da Vanity Fair - e ripresa dai giornali specializzati in gossip “reali” - in quanto a predilezione per i piaceri della carne, il “giovane” (ha ormai più di 56 anni) principe Jefri sembra davvero un caso unico, nel pur immaginifico circolo ristretto del jet set internazionale. Poligamo, come gli è concesso da un’interpretazione del Corano ormai contestata in molti Paesi musulmani, Jefri ha avuto (finora) 17 figli da 7 donne diverse. Il suo harem informale, però, è molto più vasto e ha raccolto in passato decine e decine di giovani donne di diverse nazionalità tra le quali anche l’ex Miss America Shannon Marketic, invitate a frequentare il suo talamo a suon di gioielli, denaro contante e altri sontuosi regali. Concubine non sempre interamente consenzienti, a leggere il libro scritto da una di loro, Jillian Lauren, che ha accusato Jefri di avere trattato lei e altre 40 ragazze come “schiave sessuali”, raccontando in dettaglio particolari scabrosi dei festini celebrati nei palazzi del principe e dello stesso Sultano (il più vasto dei quali ha 1.788 stanze), con il quale il principe avrebbe condiviso alcune delle favorite. Tra i vari esempi della singolare predilezione di Jefri per la figura femminile, anche il gigantesco yacht, ammiraglia della flotta privata del principe, battezzato esplicitamente “Tette” (con i due motoscafi di appoggio coerentemente chiamati “Capezzolo 1” e “Capezzolo 2”). Ma i pezzi migliori del principe-collezionista sono stati svelati nel corso di una causa per truffa (persa da Jefri) tenuta alcuni mesi fa in Inghilterra: quattro statue del valore di 1 milione di dollari, che ritraggono il nobile asiatico, a grandezza naturale, mentre è impegnato in giochi erotici con una delle sue concubine straniere. Le statue, alcune foto delle quali sono state pubblicate dai tabloid inglesi, sono piuttosto esplicite. Ma sembra che non abbiano incontrato il gusto di Jefri, che avrebbe protestato con lo scultore. Non per averlo ritratto completamente nudo, ma per avere dimenticato di aggiungere al suo viso il paio di baffi che cura ed esibisce con grande orgoglio.

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